Fare esercizio, dimagrire, mangiare sano, smettere di fumare, risparmiare di più.
Sono solo alcuni dei buoni propositi di fine anno più comuni secondo Google e anche secondo la mia esperienza.
Sono le cose più facili da fare – nel senso che non comportano grandi budget o trasferirsi in capo al mondo – e al tempo stesso sono fin troppo facili da non fare, tanto che spesso non vengono affatto mantenuti.
Non parliamo poi dei buoni propositi in ambito finanziario, che sono percepiti come più impegnativi o più difficili da realizzare: in quel caso la percentuale di persone che nemmeno inizia aumenta drasticamente!
Questione di pigrizia? Diciamo che è un pochino più complicato di così.
Cambiare un comportamento è difficile, senza se e senza ma. Perché siamo abituati a fare ciò che conosciamo, che ci è familiare. Siamo “programmati” in questo modo, nel senso che il nostro cervello funziona così. Ogni giorno ricorre a delle scorciatoie (in gergo euristiche) per aiutarci a prendere decisioni velocemente. Una specie di pilota automatico, insomma.
In fondo tutti noi sappiamo bene quanto sia complicato cambiare un comportamento, perché lo proviamo ad ogni inizio anno sulla nostra pelle.
Anzi, in verità, non solo ad ogni inizio anno. Perché, se ci fai caso, i buoni propositi sono spesso collegati ai “nuovi inizi” come riferimento temporale.
Proprio su questo hanno lavorato gli scienziati comportamentali Dai, Milkman e Rii, individuando quello che chiamano Fresh Start Effect, ossia l’effetto nuovo inizio.
Per cui prima di snocciolare uno ad uno i 4 metodi che puoi utilizzare per raggiungere i tuoi obiettivi nel corso del prossimo anno, è opportuno che facciamo insieme un passo indietro e ti guidi nel mondo di questo Fresh Start Effect, così che tu possa sfruttarlo a tuo vantaggio.
Sei pront@?
Dunque: nel corso di due studi (uno sulle ricerche di diete in Google ed uno sulla partecipazione in palestra) i tre scienziati di cui sopra hanno dimostrato che siamo più propensi ad agire per raggiungere gli obiettivi se sfruttiamo dei riferimenti temporali.
E non si parla, come ti ho anticipato, solo del fatidico 1° gennaio: questi “nuovi inizi” funzionano anche con l’inizio del mese o della settimana.
Mai sentito dire “inizio la dieta lunedì”?! Dai, sono sicura di sì!
E non solo: pare che i riferimenti temporali siano ancora più efficaci se sono di carattere personale: eventi come compleanni, quadrimestri scolastici, feste religiose, traslochi, la fine di una relazione, o anche solo un cambio di look.
Questi punti di riferimento temporali di transizione o di prima volta – in inglese temporal landmarks – strutturano i nostri ricordi, la nostra identità e le nostre esperienze. Creano quelli che Richard Thaler – premio Nobel per l’Economia – definisce periodi di contabilità mentale (mental accounting).
A cosa ci serve farlo?
A relegare inconsapevolmente i vecchi comportamenti errati e indesiderati al nostro “vecchio io”.
Ad esempio: “ho bevuto troppo”, “ho risparmiato troppo poco”, tutto sottintende un comportamento che appartiene al passato.
Al tempo stesso, tendiamo ad associare dei comportamenti aspirazionali, quasi virtuosi, al nostro “nuovo io”, che a sua volta è associato ad un nuovo periodo di contabilità mentale.
Vale a dire che siamo portati ad adottare un pensiero di livello superiore: la risoluzione, la definizione degli obiettivi, il coraggio di sognare e di volere di più.
Questo ci aiuta perché in questi stati “di livello superiore” siamo fortemente motivati e ci concentriamo sull’obiettivo finale, anziché sugli ostacoli e le tappe intermedie.
In pratica – tanto per restare in tema di alimentazione – ci concentriamo su come ci sentiremo quando avremo raggiunto il peso forma, e non sui pasti ridotti da qui ai prossimi tre mesi.
Oppure, riportando la cosa sul piano degli obiettivi finanziari, ci concentriamo sulla casa vacanze che acquisteremo, e non sulle piccole rinunce giornaliere necessarie per raggiungere l’obiettivo.
Uno dei feedback più frequenti che ho dai miei studenti in aula, è che spesso gli obiettivi finanziari non sono poi così motivanti. Ad alcuni sembrano quasi “astratti”, “lontani” o addirittura “irrealizzabili”. La scelta di aggettivi qui non è affatto casuale: ho riportato i 3 aggettivi più frequenti in aula.
Quindi dicevamo: gli obiettivi finanziari di per sé non sono motivanti, per lo meno fino a che non si dà loro un nome e non ci si concentra su cosa si vuole fare con quei soldi.
Infatti prima ancora di investire IN qualcosa, investiamo PER qualcosa e, spesso, PER qualcuno.
Fin qui tutto bene, giusto?
Basta cogliere i nostri riferimenti temporali personali o, come in questo caso, la fine dell’anno, per avere una forte spinta motivazionale al cambiamento.
Ma è sufficiente?
Niente affatto! Se l’effetto nuovo inizio è fondamentale per iniziare un nuovo percorso, è altrettanto vero, che man mano che ci allontaniamo dai riferimenti temporali, la motivazione cala sempre di più.
Sempre più psicologi concordano sul fatto che il nostro autocontrollo è variabile, in particolare nel tempo. Senza girarci troppo intorno, questo significa che mantenere la motivazione non è facile.
Tuttavia, dopo eventi cardine come quelli sopra descritti, la nostra motivazione, il nostro ottimismo e i nostri comportamenti virtuosi sono ai massimi livelli.
Impostando obiettivi che richiedono solo un momento per passare da decisione ad azione, e pochi minuti per impostare il tutto.
Come ad esempio aprire un conto di risparmio collegato al conto corrente principale, semplicissima operazione che si può portare a termine in pochi minuti, anche online.
E soprattutto individuando subito tutti i passi successivi, dividendoli in tante piccole azioni che siano quasi impossibili da non fare.
Sembra troppo semplice? Forse. Eppure funziona. Io stessa l’ho fatto con diversi studenti durante una sessione one-to-one. Dopo pochi mesi, quando iniziano a vedere il loro accantonamento che cresce, mi ringraziano dicendo proprio questo: “Incredibile che una cosa così facile da fare e che abbia richiesto pochi minuti, abbia avuto un esito tanto positivo”.
Per non parlare di quando cominciano a limitare in autonomia le spese superflue per poter aumentare la cifra che accantonano, o di quando iniziano ad investire per far crescere quella somma accantonata.
Che fare invece quando la nostra forza di volontà inizia a logorarsi, oppure quando la mole di cose da fare e di azioni da intraprendere ci sembra esagerata, e temiamo di non farcela?
Ecco alcuni strumenti per rimettersi in carreggiata. In gergo comportamentale si chiamano “pre-commitment devices” o strategie di pre-impegno.
1. Rendi pubblico il tuo impegno.
Dichiarando le tue intenzioni, introdurrai un po’ di sana pressione sociale. Questo può contribuire a renderti immediatamente più responsabili: avrai più persone che ti chiederanno come sta andando e dovendo rendere conto ad altri, sentirai una maggiore responsabilità. Inoltre, parlarne con il partner e con gli amici può aiutarti ad avere maggiore motivazione estrinseca, laddove la tua motivazione intrinseca dovesse lasciarti a piedi!
2. Prepara un piano dettagliato e concreto.
Non limitarti a dire che vuoi “risparmiare di più”. Analizza i tuoi flussi di cassa attuali, la situazione esatta delle tue entrate e uscite. Definisci quanto puoi comodamente risparmiare ogni mese. Ricorda che dovresti risparmiare almeno il 10% di ciò che guadagni, ma la chiave è “comodamente”. Togliersi il pane di bocca non è funzionale e troppi sacrifici finirebbero per avere un impatto deleterio a livello psicologico. Un po’ come le diete di privazione, per capirci.
3. Esplicita e quantifica il rischio.
Molti di noi sono avversi al rischio. Puoi utilizzare la cosa a tuo vantaggio, esplicitando e specificando le conseguenze di ciò che accadrà se non ti attieni all’impegno preso.
In inglese si dice “put your money where your mouth is”, ossia metti i tuoi soldi dove è la tua bocca. Concediti delle piccole ricompense al raggiungimento degli obiettivi, e imponiti anche delle piccole punizioni quando sgarri.
Il punto qui è chiaramente quello di incentivare comportamenti funzionali al raggiungimento dell’obiettivo e di scoraggiare quelli meno funzionali.
Vuoi smettere di fumare e dopo 10 giorni ci ricadi e ti fumi una sigaretta? Fai una piccola donazione per la ricerca sul cancro. Dovresti quantificare la cifra esatta a priori.
Questo è solo un esempio e ognuno può scegliere la “punizione” più adatta. C’è chi ha scelto di andare al bar a vedere la partita con la maglia della squadra avversaria. O c’è chi ha scelto di scusarsi per un vecchio litigio con una persona pur essendo certo di avere ragione. (Ancora mi brucia!)
4. Raggruppa le tue tentazioni. Questa è un’idea della scienziata Katherine Milkman.
Ti piace leggere e vorresti allenarti ma non riesci a ritagliarti il tempo per te?
Ascolta gli audiolibri solo quando ti alleni. Così farai le due cose insieme!
Altri esempi?
Paga le tue bollette online mentre ti bevi un bicchiere di vino la sera sul divano.
Guarda la partita mentre stiri. Canta a squarciagola e balla mentre fai le pulizie.
Potresti persino iniziare a desiderare quelle faccende. OK ok, non prometto miracoli!
Non hai tempo di allenarti e di portare i figli al parco?
Che ne dici di scatenarti al parco con i tuoi figli? Si, gioca con loro invece di stare svogliatamente sulla panchina del parco, ammazzando il tempo sui social. Ti assicuro che è un allenamento molto intenso!
Fai in modo che la nuova settimana, mese, anno o momento lavori per te; cavalca quell’onda motivazionale e il movimento per il cambiamento.
E se ti sembra che il prossimo traguardo sia troppo lontano, creane uno più vicino. Come dicevo prima: più spezzetti l’obiettivo finale in tante piccole azioni quasi impossibili da non compiere, più possibilità avrai di riuscire.
Ricapitoliamo:
Individua subito il tuo obiettivo per l’anno prossimo, scrivilo e poi individua tutti i sotto-obiettivi che ti porteranno a realizzarlo, meglio se riesci a dare una certa cadenza, che ne dici ad esempio di un sotto-obiettivo a settimana?
Fallo oggi stesso. Per renderti le cose più semplici, utilizza il nostro file di gestione.
Decidi e quantifica le tue “punizioni” per non aver tenuto fede all’impegno preso
Raggruppa le tue tentazioni
E ovviamente, non dimenticare di rendere pubblico il tuo impegno.
Ora che conosci la teoria e gli strumenti, sta a te usare il Fresh Start Effect a tuo vantaggio. Fammi sapere com’è andata 😉
Giulia Fidilio, Educatrice Finanziaria AIEF e Docente di Finanza Comportamentale
Bibliografia:
The Fresh Start Effect (2013, Milkman & Riis)
The Fresh Start Effect: Temporal Landmarks Motivate Aspirational Behavior (2014, Milkman & Riis)