Quindi eccoci qua: come promesso manteniamo le cose semplici.
Semplicemente, nell’essere umano il dolore di perdere è due volte più forte del piacere di vincere. Non è una stima casuale: al contrario, sono stati fatti diversi esperimenti per dimostrarlo.
Questo è stato possibile perché con ogni nostro comportamento o emozione, si attivano delle aree del cervello. In uno studio della Wellcome Trust e la UCL (University College of London), pubblicato sul Journal of Neuroscience, i ricercatori hanno dimostrato che mentre scommettevano, ai perdenti si attivava l’area coinvolta nella reazione alla paura e al dolore.
Per il nostro cervello perdere denaro è direttamente collegato con paura e dolore.
L’avversione al rischio è un bias cognitivo
Più precisamente:
l’avversione alla perdita è la tendenza a preferire di evitare una perdita piuttosto che un guadagno di equivalente valore.
È dimostrato infatti che le persone sono disposte ad assumere rischi maggiori o comportamenti illeciti per evitare la perdita piuttosto che per guadagnare.
Non scenderò troppo nel dettaglio, perché questa non è una dissertazione. Non siamo in aula e tu con molta probabilità non sei un operatore finanziario o un consulente.
Se lo sei e vuoi approfondire, puoi contattarmi su Linked In.
Se invece, come credo, sei semplicemente una persona che vuole migliorare il proprio rapporto con il denaro e vuole capire perché a volte mettiamo in atto dei comportamenti errati e apparentemente inspiegabili, continua a leggere.
Come riconoscere questo bias nella vita di tutti i giorni?
Ossia: come fai a capire che ci troviamo di fronte ad un caso di avversione al rischio? O magari che ne siamo vittima noi stessi?
Ecco alcuni esempi lampanti.
- Quando non siamo disposti a chiudere una posizione in negativo o a vendere dei titoli azionari perché non siamo disposti ad accettare la perdita.
- Quando mettiamo in vendita la nostra casa o un’altra proprietà immobiliare, ma percepiamo un abbassamento di prezzo come una perdita nominale. Cioè preferiamo tenere l’immobile senza calcolare quanto ci costa o il mancato guadagno, perché ci concentriamo sulla perdita.
Esempio pratico:
ci sono 2 venditori, Andrea e Mario. Entrambi hanno comprato appartamenti identici. Quello di Andrea è stato comprato a inizio anni ottanta, a €150.000 e quello di Mario è stato comprato a fine anni ottanta a €250.000.
Entrambi decidono di vendere nel 1998, quando il valore di mercato dei loro appartamenti è €210.000.
Quindi a quel prezzo Andrea avrebbe un guadagno nominale di €60.000 e Mario avrebbe una perdita nominale di €40.000.E se Mario rifiuta di vendere a €210.000 e per limitare le perdite il più possibile fissa un prezzo attorno ai €220/225.000 cosa succede?
Che l’appartamento a quel prezzo non si vende. Rimane invenduto e lungo e questo gli costa molto di più.(Qui possono entrare in gioco altri bias, come l’Endowment Effect o effetto dotazione, ma questa è un’altra storia)
- Quando la paura di perdere ci rende immobili. Quindi non prendiamo alcuna decisione. Ma come sai, anche non decidere equivale a decidere. (Questa situazione può sfociare o essere collegata allo Status Quo Bias. Magari ne parleremo in futuro.)
In breve:
l’avversione alla perdita si manifesta tutte le volte che la paura di perdere ci motiva e ci spinge ad un comportamento irrazionale, anziché compiere una scelta logica e razionale che si basi su dati e numeri effettivi.
Questo, e molti altri bias cognitivi, sono la causa dei comportamenti errati che ogni giorno portano le persone a commettere errori e a perdere denaro.
Conosci le statistiche? Dicono che circa il 90% delle persone che approccia il mondo degli Investimenti e del Trading perde denaro.
Se vuoi far parte di quel 10% di persone che guadagna, dovrai studiare. Non esistono scorciatoie o trucchetti.
Ricorda: l’improvvisazione va combattuta con la formazione. È l’unica vera arma che hai.
Giulia Fidilio
Coach specializzato in Finanza Comportamentale e fondatrice di Investment Academy
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